
L’ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività) è classificato come un disturbo dello sviluppo neurologico, il che significa che il cervello funziona in modo diverso. L’ADHD colpisce dal 4 al 6% degli adulti e dal 5 al 7% dei bambini. Le persone con ADHD hanno maggiori difficoltà della media a regolare attenzione e concentrazione. Possono anche avere maggiori difficoltà a controllare le proprie emozioni. Nei bambini, l’ADHD porta a difficoltà di apprendimento e comportamentali.
I trattamenti principali sono farmacologici e psicoterapeutici. I farmaci non curano l’ADHD; piuttosto, agiscono alleviandone molti dei sintomi. Questi farmaci sono stati migliorati da quando sono apparsi per la prima volta sul mercato oltre 70 anni fa. Ora richiedono una sola dose al giorno grazie alle formulazioni a rilascio prolungato. Gli approcci psicoterapeutici possono essere utilizzati con o senza farmaci. Questi possono includere la terapia cognitivo-comportamentale, il coaching o la mindfulness. Anche abitudini di vita sane possono essere utili, come una regolare attività fisica (cardio), una buona igiene del sonno e una dieta sana ed equilibrata.
Il legame tra ADHD e dieta solleva molti interrogativi. Questo articolo si propone di rispondere presentando prove scientifiche sull’argomento.
« Lo zucchero causa l’ADHD » → FALSO
Lo zucchero non sembra essere la causa dell’ADHD. Tuttavia, un consumo elevato di zucchero può esacerbare irrequietezza o sbalzi d’umore. Una meta-analisi ha mostrato una correlazione positiva tra il consumo complessivo di zucchero, in particolare di bevande zuccherate, e i sintomi dell’ADHD nei bambini dai 7 anni in su. Tuttavia, sono necessari ulteriori studi di alta qualità per chiarire e confermare l’effetto dello zucchero sull’ADHD. È possibile che anche altre sostanze presenti nelle bevande zuccherate svolgano un ruolo.
« I coloranti alimentari artificiali aggravano i sintomi dell’ADHD » → VERO IN PARTE
Una meta-analisi del 2012 suggerisce un certo effetto nei bambini sensibili, ma non è diffuso. Fino all’8% dei bambini studiati ha manifestato sintomi correlati ai coloranti alimentari, ma la causa di questa risposta rimane poco chiara. Le prove sono troppo deboli per formulare raccomandazioni ufficiali, ma l’identificazione di fattori predittivi potrebbe rappresentare una via terapeutica per alcuni bambini. Anche in questo caso, sono necessari ulteriori studi per chiarire il legame tra coloranti alimentari e ADHD, poiché vi è una mancanza di coerenza tra le fonti di informazione e le dimensioni ridotte del campione.
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