Allergia al nichel e dieta: un legame possibile?

28 giugno, 2022 ,

Il nichel è un metallo che si trova nell’acqua, nel suolo, nell’aria e nella biosfera. Viene utilizzato insieme ad altri metalli per formare delle leghe ed è largamente destinato alla produzione di acciaio inox. Il nichel è uno dei principali elementi responsabili di dermatite allergica da contatto.

Secondo i dati pubblicati nel 2004 dal Sistema europeo di vigilanza sulle allergie da contatto (ESSCA) nel 2004, in Europa è stata rilevata una prevalenza della positività al Patch Test nella popolazione generale, di circa il 20%; in particolare l’Italia sarebbe il primo Paese in Europa per prevalenza di soggetti allergici al nichel (32,1%), mentre la Danimarca si trova all’ultimo posto, con una prevalenza del 9,7%.

Manifestazioni cliniche

L’allergia al nichel si presenta con varie modalità: cutanee, localizzate o sistemiche, ed extra-cutanee. Si possono distinguere:

  • la dermatite allergica da contatto (DAC)
  • la sindrome da allergia sistemica al nichel (SNAS) con manifestazioni cutanee (cosiddetta dermatite da contatto sistemica o DSC) o extracutanee (gastrointestinali, respiratorie, neurologiche etc.)

La forma clinica classica determinata dall’allergia al nichel è la dermatite allergica da contatto (DAC). Il nichel è responsabile del 35% delle DAC, occupazionali e non occupazionali. In genere la dermatite causata dal contatto con il nichel è facile da riconoscere; appare come un eczema zonale confinato alle sedi cutanee a stretto contatto con oggetti rilascianti nichel come i lobi delle orecchie (orecchini), i polsi (orologi), il collo (catenine), la regione ombelicale (bottoni dei jeans).

Esiste anche un’altra forma, la sindrome da allergia sistemica al nichel (SNAS): negli anni ’70 alcuni autori notarono che un considerevole numero di pazienti sensibilizzati al nichel presentava dermatite in sedi diverse da quelle che erano state in contatto con oggetti placcati con questo metallo. Le sedi più comuni di queste eruzioni erano le pieghe dei gomiti, il collo e l’interno delle cosce, il palmo delle mani, i margini laterali delle dita e le piante dei piedi; descritti frequentemente anche l’eczema delle palpebre e l’eczema cheratosico dei gomiti. Per la simmetria delle lesioni si pensò a un’assunzione sistemica del nichel, che può avvenire ad esempio attraverso gli alimenti. Le manifestazioni possono anche includere cefalea, afte e sintomi gastrointestinali, facilmente sovrapponibili e confondibili con quelli di una sindrome da intestino irritabile.

Diagnosi

La diagnosi della DAC (dermatite allergica da contatto) è basata sul Patch Test per il nichel, che consiste nell’applicazione (solitamente sulla schiena) di un preparato contente nichel sulla cute per un periodo di 48 ore; dopo altre 24-48 ore avviene la lettura, che conferma la sensibilizzazione con la comparsa, nella zona di applicazione, di un’area eritemato-vescicolosa più o meno accentuata secondo la sensibilità del soggetto.

Per indagare la sindrome sistemica da nichel è invece necessario, (dopo aver accertato la sensibilizzazione con Patch Test) effettuare una dieta di esclusione per un periodo di 2-3 settimane e valutare la risposta clinica, che deve dimostrare un significativo miglioramento.

La procedura diagnostica presenta alcune problematiche, dal momento che le informazioni relative al contenuto di nichel negli alimenti sono estremamente eterogenee. La concentrazione di nichel nel suolo, nell’aria e nell’acqua è, infatti, estremamente variabile e difficile da conoscere. Per questo motivo il consenso sulla presenza di nichel è quasi unanime solamente per legumi (in particolare arachidi, fagioli, piselli), crostacei, nocciole, noci e cibi inscatolati. E’ importante sottolineare, però, come molti alimenti di origine vegetale risultino responsabili della sintomatologia descritta.

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Autori

Antonella Giordano
Ha una laurea specialistica in Biologia del comportamento (Università di Firenze), un master universitario di II livello in Alimentazione ed Educazione (Università di Bologna) e una laurea specialistica in Scienze dell'alimentazione (Università di Genova). E’ membro dell’Ordine dei Biologi (ONB) dal 2013 e socia SINU. Appassionata di tematiche di psico-nutrizione, il suo obiettivo è quello di far trovare un equilibrio e un rapporto sano e corretto con il cibo e con il proprio corpo, non dimenticando mai che la scelta di quello che mangiamo è un atto importante per noi stessi, per chi ci circonda e per il mondo che ci ospita.

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