Che cosa fare se il metodo FODMAP non funziona?

18 ottobre, 2018 , , ,

Vi siete accorti di soffrire di sintomi gastrointestinali come gonfiori addominali, gas, stitichezza e diarrea quando consumate degli alimenti che contengono grano, lattosio, cipolla, aglio, miele, edulcoranti o alcuni tipi di frutta e verdura? Il medico vi ha diagnosticato un colon irritabile? Avete quindi provato il metodo FODMAP*, ma non avete ottenuto dei miglioramenti? Se questo è il vostro caso, ecco qualche spunto che vi aiuterà a fare luce sull’argomento e a trovare una soluzione.


Il metodo FODMAP

Prima di tutto accertatevi di aver seguito il metodo FODMAP in modo corretto. Molti FODMAP infatti sono nascosti in vari alimenti. Ad esempio, non tutti sanno che gli insaporitori per condire carni e arrosti contengono spesso aglio e/o cipolla, che sono molto ricchi di fruttani, e quindi di FODMAP. Alcuni tipi di pane senza glutine contengono inulina, una fibra ricca di fruttani, e quindi di FODMAP. Questi sono solamente alcuni esempi tra molti altri, perciò potrebbe esservi utile consultare un nutrizionista specializzato nella dieta FODMAP affinché vi accompagni nel vostro percorso.

La gestione dello stress

Lo stress aggrava i sintomi del colon irritabile. Per questo lavorare sulla gestione dello stress può aiutarvi ad attenuare i vostri sintomi digestivi. Potete provare con l’attività fisica, lo yoga, la meditazione, le tecniche di respirazione, la lettura, la musica o altro, l’importante è che riusciate a trovare un modo per ridurre il livello di stress che funzioni bene per voi.

L’ipnoterapia

Di recente l’università Monash ha condotto uno studio per confrontare gli effetti della dieta FODMAP e dell’ipnoterapia. In base ai risultati di questo studio, l’ipnoterapia mirata per il sistema digestivo sarebbe altrettanto efficace della dieta FODMAP nel migliorare i sintomi digestivi legati al colon irritabile. Se decidete di consultare un ipnoterapeuta per aiutarvi a controllare meglio i sintomi, assicuratevi di scegliere qualcuno specializzato in ipnoterapia specifica per il sistema digestivo.

E se il glutine fosse davvero responsabile?

La sensibilità al glutine non celiaca (SGNC)

Molte persone provano disturbi digestivi quando consumano grano (pane, pasta, ecc.), e ritengono a torto che questi disturbi siano provocati dal glutine. L’eccezione è la malattia celiaca, una malattia autoimmune legata al glutine che colpisce all’incirca l’1% della popolazione. Per le persone affette da questa malattia è fondamentale seguire un’alimentazione rigorosamente priva di glutine. Tuttavia, in molti casi sono invece i fruttani che provocano i sintomi gastrointestinali, e non il glutine. Il glutine è una proteina presente nel grano e in altri cereali come la segale e l’orzo; questi cereali contengono anche degli zuccheri, i fruttani. Numerose persone affette dalla sindrome del colon irritabile non tollerano bene i fruttani. In circa l’80% dei casi il metodo FODMAP permette di gestire il problema. Tuttavia, in casi più rari, il glutine sembra essere l’effettiva causa dei sintomi. È quella che chiamiamo sensibilità al glutine non celiaca (SGNC). L’effettiva esistenza della SGNC è controversa. Al momento non disponiamo di sufficienti studi di alta qualità in questo ambito, e i meccanismi che provocano i sintomi sono ancora poco conosciuti. Le ricerche suggeriscono che siano implicati numerosi meccanismi, ad esempio una reazione immunitaria (non autoimmune), una flora intestinale perturbata e un’accresciuta permeabilità intestinale. Le evidenze attuali suggeriscono che una ridotta percentuale di persone affette da colon irritabile (dall’8 al 14%) sia sensibile al glutine, sebbene non esista un metodo preciso per diagnosticare la SGNC.

Gli inibitori dell’alfa-amilasi e della tripsina

È anche possibile che, oltre al glutine, delle altre proteine presenti nel grano e in altri cereali siano in grado di provocare dei sintomi digestivi. Si tratta degli inibitori dell’alfa-amilasi e della tripsina. Tuttavia è molto difficile differenziare gli effetti del glutine da quelli di queste proteine, poiché sono tutte presenti negli stessi alimenti.

E allora cosa si può fare?

Se siete certi di aver seguito correttamente il metodo FODMAP, e siete convinti di essere realmente sensibili al glutine o alle altre proteine del grano, è consigliabile eliminare il glutine per quattro settimane, per poi reintrodurlo progressivamente in modo da verificare se avete una certa soglia di tolleranza.

In conclusione, eliminare una gran quantità di alimenti dalla vostra alimentazione può rivelarsi a lungo termine molto restrittivo, e dare luogo a dei problemi che possono interessare la salute sia fisiologica, sia psicologica. Pertanto è preferibile esaminare più attentamente le cause all’origine dei vostri sintomi, in modo da evitare restrizioni inutili.

*I FODMAP sono dei glucidi che fermentano nell’intestino, in parte responsabili dei sintomi nelle persone che soffrono di colon irritabile. Per maggiori informazioni, leggete quest’articolo.


Fonte

  • Monash University Online Training (2018)

Autori

Kathryn Adel
Kathryn è titolare di una laurea in kinesiologia e una in alimentazione, e di un master in alimentazione sportiva. È membro dell’OPDQ e dell’Academy of Nutrition and Dietetics. Atleta di mezzofondo, ha corso per la squadra olimpica di Montréal e il Rouge et Or. Kathryn è specializzata in alimentazione sportiva, perdita di peso, diabete, salute cardiovascolare e gastrointestinale. Kathryn ha molta esperienza con l'approccio FODMAP e ha completato la certificazione dell'Università Monash.

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